Il reato di oltraggio a pubblico ufficiale di cui all'art. 341-bis c.p. è configurabile quando la condotta dell'imputato, valutata nel suo complesso e tenuto conto del contesto in cui si è svolta, risulti idonea a ledere il prestigio e l'autorità della pubblica funzione, indipendentemente dalla percezione soggettiva dell'offesa da parte del pubblico ufficiale. Tuttavia, il giudice di merito deve motivare adeguatamente la sussistenza di tali elementi, senza limitarsi a mere interpretazioni del compendio probatorio, e deve altresì considerare eventuali circostanze che possano giustificare o scusare il comportamento dell'imputato. Inoltre, in sede di appello, il giudice è tenuto a rispettare il divieto di reformatio in peius, non potendo irrogare una pena più grave di quella comminata in primo grado, salvo il caso in cui siano state riconosciute circostanze aggravanti. Infine, il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è soggetto alla prescrizione, il cui termine decorre dalla data di commissione del fatto e può essere interrotto solo dagli atti di cui all'art. 160 c.p.