Cassazione penale Sez. I sentenza n. 34442 del 13 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:34442PEN

Massima

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Il reato di ingiuria militare di cui all'art. 196 c.p.m.p. richiede il dolo generico, ossia la coscienza e volontà di offendere il prestigio, l'onore e la dignità dell'inferiore gerarchico. Tuttavia, ai fini della configurabilità del reato, è necessario valutare il contesto in cui le espressioni offensive sono state pronunciate, in quanto il significato attribuito alle parole dall'agente può escludere la volontà di umiliare il destinatario, anche qualora le espressioni utilizzate siano di per sé offensive. In particolare, ove emerga che l'imputato abbia impiegato un linguaggio "colorito" e non formale, senza animosità e in un clima colloquiale, piuttosto che correttivo, l'uso di un'espressione volgare, pur se evocativa di oscenità, può essere ricondotto a un mero impoverimento del lessico e a maleducazione, senza che ciò integri gli estremi del reato di ingiuria militare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. BONITO Francesco M. S - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

Dott. TALERICO Palma - rel. Consigliere

Dott. APRILE Stefano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI ROMA;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/03/2016 della CORTE MILITARE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/05/2017, la relazione svolta dal Consigliere Dott. PALMA TALERICO;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Luigi Maria Flamini che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata c…

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