Cassazione penale Sez. V sentenza n. 32965 del 24 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:32965PEN

Massima

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Il falso in atto pubblico per induzione, di cui agli articoli 483, 48 e 479 del codice penale, si configura quando l'agente, mediante false dichiarazioni, induce il pubblico ufficiale a redigere un atto pubblico contenente fatti non veritieri. Perché il reato sia integrato, è sufficiente che l'agente abbia coscienza e volontà di provocare l'emanazione dell'atto falso, a prescindere dalla consapevolezza della natura di atto pubblico fidefacente dello stesso. La pena per tale reato può essere aumentata in considerazione della gravità dei fatti, della loro reiterazione e della personalità dell'imputato, anche quando la pena base sia prossima ai minimi edittali e gli aumenti per la continuazione siano contenuti, purché la motivazione sia ampia, congrua e logica, facendo puntuale applicazione dei criteri di cui all'articolo 133 del codice penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo Maria - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 841/2010 CORTE APPELLO di MESSINA, del 05/11/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 29/05/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dott. Giovanni D'Angelo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) e…

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