Il giudice di merito, nel valutare la destinazione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, deve tenere conto di tutte le circostanze oggettive e soggettive del fatto, secondo parametri di apprezzamento sindacabili in sede di legittimità unicamente sotto il profilo della mancanza o della manifesta illogicità della motivazione. Pertanto, l'assenza di accertamento del principio attivo dello stupefacente non è dirimente, ove il giudice abbia adeguatamente motivato la destinazione allo spaccio sulla base di altri elementi probatori, quali la quantità non modesta della droga, il suo confezionamento in dosi, il ritrovamento di denaro di provenienza illecita e il comportamento scomposto dell'imputato. Tuttavia, a seguito del riconoscimento della fattispecie di lieve entità, la confisca obbligatoria del denaro non è più applicabile, essendo necessaria una specifica motivazione sul nesso pertinenziale tra la somma di denaro e il reato contestato, al fine di disporne la confisca facoltativa ai sensi dell'art. 240 c.p.