Il reato di falsità materiale in scrittura privata, di cui all'art. 485 c.p., è venuto meno per effetto dell'abrogazione di tale disposizione ad opera del d.lgs. n. 8 del 2016, determinando l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna, in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato (abolitio criminis). Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione è che la modifica legislativa che abroga una fattispecie penale incide retroattivamente sulla punibilità dei fatti commessi anteriormente, comportando l'improcedibilità dell'azione penale e l'annullamento della sentenza di condanna, in applicazione del favor rei e del principio di legalità in materia penale, sancito dall'art. 25 Cost. Tale principio trova applicazione anche quando la modifica normativa intervenga nelle more del giudizio di legittimità, determinando l'estinzione del reato per sopravvenuta abolitio criminis. La Corte ha quindi riconosciuto l'effetto retroattivo della depenalizzazione, in ossequio al divieto di applicazione analogica in malam partem della norma penale, nonché al principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, sancito dall'art. 2 c.p.