Il riconoscimento in Italia di titoli di formazione professionale conseguiti in altro Stato membro dell'Unione Europea deve avvenire in conformità ai principi e alle norme di origine sovranazionale, in particolare la direttiva 2005/36/CE e la direttiva 2013/55/UE, che impongono il riconoscimento automatico dei titoli di formazione rilasciati in un altro Stato membro al termine di formazioni in parte concomitanti, a condizione che la durata complessiva, il livello e la qualità delle formazioni a tempo parziale non siano inferiori a quelli delle formazioni continue a tempo pieno. L'eventuale erronea interpretazione o valutazione delle autorità dello Stato membro di origine del titolo non può costituire un vincolo per l'amministrazione dello Stato membro in cui viene richiesto il riconoscimento, la quale è tenuta a effettuare una propria valutazione della congruità delle formazioni conseguite all'estero, senza poter subordinare il riconoscimento al possesso dei soli diplomi richiesti dalla normativa nazionale o al riconoscimento dell'equipollenza accademica, dovendo invece prendere in considerazione l'insieme dei diplomi, certificati, titoli e dell'esperienza professionale dell'interessato, effettuando un confronto tra le qualifiche professionali attestate e quelle richieste dalla normativa nazionale. Pertanto, in presenza di un titolo di studio conseguito in Italia e di una qualificazione abilitante all'insegnamento conseguita in un altro Stato membro, l'amministrazione italiana non può negare il riconoscimento di quest'ultima sulla base di una erronea interpretazione delle autorità dello Stato membro di origine, dovendo invece procedere ad una propria valutazione della congruità delle formazioni conseguite all'estero ai fini del riconoscimento, in conformità ai principi e alle norme di origine sovranazionale.