Il favoreggiamento dell'ingresso illegale di stranieri nel territorio italiano, aggravato dalla pluralità dei soggetti coinvolti, dal pericolo per la vita e l'incolumità dei migranti nonché dal trattamento inumano o degradante subito, dalla finalità di trarre profitto anche indiretto, integra un grave quadro indiziario che legittima l'applicazione della custodia cautelare in carcere, in presenza di concreti e attuali pericoli di recidiva, inquinamento probatorio e fuga, desumibili dalle modalità esecutive della condotta, dall'atteggiamento non collaborativo degli indagati e dalla loro condizione di stranieri privi di certa identificazione, i quali possono contare su contatti e conoscenze per dileguarsi. Le dichiarazioni delle persone informate sui fatti, le reciproche individuazioni fotografiche e i riscontri offerti dal report Frontex costituiscono elementi probatori attendibili, non inficiati dalle contraddittorie versioni fornite dagli indagati e dagli scafisti, che confermano il ruolo di "facilitatori" svolto dagli indagati nell'ambito dell'attività criminosa, anche in ragione del possesso, da parte di uno di essi, di telefoni cellulari, banconote e un notebook, incompatibili con una condotta meramente occasionale.