Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24399 del 16 giugno 2008

ECLI:IT:CASS:2008:24399PEN

Massima

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Il dolo nel reato di calunnia non richiede la prova dei motivi della condotta, essendo sufficiente la consapevolezza dell'innocenza dell'incolpato. Pertanto, la valutazione dell'elemento soggettivo del reato di calunnia deve essere effettuata sulla base delle concrete circostanze e modalità esecutive dell'azione criminosa, dalle quali è possibile desumere la sfera intellettiva e volitiva del soggetto attivo, a prescindere dai motivi che lo hanno spinto a porre in essere la condotta. Ciò in quanto il dolo del reato di calunnia è integrato dalla mera consapevolezza dell'innocenza della persona incolpata, a nulla rilevando le ragioni o i moventi che hanno indotto il calunniatore ad agire. Inoltre, la notifica dell'atto di appello effettuata presso il luogo di residenza della moglie separata dell'imputato, anziché presso il suo domicilio, determina la nullità della notifica stessa e, di conseguenza, la privazione del diritto dell'imputato di proporre appello incidentale a seguito dell'appello del pubblico ministero.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovan - Presidente

Dott. MANNINO Saveri - Consigliere

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. DOGLIOTTI Massim - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

SP. Sa., nato il (OMESSO); avverso la sentenza della Corte d'appello di Bologna 28 ottobre 2005 n. 4589;

Sentita la relazione svolta dal Cons. Dott. MANNINO S. F.;

Sentita la requisitoria del PROCURATORE GENERALE, in persona del Dott. D'ANGELO Giovanni, il quale ha concluso per il rigetto del ricorso.

Osserva:

IN FATTO E DIRITTO

Con sentenza del 23 febbraio 1996 n. 35 il Tribunale di Piacenza assol…

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