Cassazione penale Sez. V sentenza n. 49279 del 4 dicembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:49279PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando la reiterazione di minacce, molestie e comportamenti offensivi, posti in essere nei confronti della persona offesa dopo la fine di una relazione sentimentale, determina in quest'ultima un grave e perdurante stato di ansia e paura, in ragione dell'oggettivo profilo delle condotte patite. Tali condotte, anche se reciproche, non escludono la posizione di vittima della persona offesa, la quale può essere destinataria di messaggi e comportamenti molesti anche a seguito di una sua precedente condotta persecutoria, purché sussistano elementi probatori autonomi e oggettivi che dimostrino il perdurante stato di ansia e paura determinato dalle condotte dell'imputato. La valutazione della prova, anche di natura testimoniale, è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui giudizio non può essere sindacato in sede di legittimità se sorretto da motivazione logica e immune da vizi logici o giuridici. Inoltre, la mancata acquisizione di una prova ritenuta decisiva non costituisce motivo di ricorso per cassazione, se non nei limiti di cui all'art. 606, comma 1, lett. d) c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICHELI Paolo - Presidente

Dott. TUDINO A. - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. MOROSINI E. - rel. Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 09/07/2018 della CORTE di APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di appello di Milano ha confermato, anche aieffetti civili, la condanna …

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