Il Comune è tenuto a concludere il procedimento di compatibilità paesaggistica relativo all'istanza di sanatoria edilizia presentata dal privato, entro il termine perentorio di 180 giorni dalla ricezione della documentazione completa, provvedendo con atto espresso e motivato. Decorso tale termine senza che il Comune abbia adottato il provvedimento finale, il privato può ricorrere all'azione avverso il silenzio, legittimando il Tribunale amministrativo a ordinare all'amministrazione di provvedere entro un ulteriore termine, con possibilità di nomina di un commissario ad acta in caso di perdurante inerzia. Il parere della Soprintendenza, pur essendo vincolante se reso nei termini, non è obbligatorio una volta scaduto il termine di legge, fermo restando il potere della Soprintendenza di esprimere un parere tardivo non vincolante. Il ritardo nel provvedere non è giustificato dalla mancanza delle determinazioni dell'Agenzia del Territorio sul valore venale dei locali, atteso che tale elemento è accessorio e subordinato rispetto alla decisione sulla compatibilità paesaggistica. L'amministrazione comunale soccombente è condannata al pagamento delle spese di giudizio.