Il diritto dell'Unione Europea, in conformità ai principi di libertà di stabilimento, libertà di prestazione dei servizi, parità di trattamento e divieto di discriminazione in base alla nazionalità, trasparenza e non discriminazione, esige che, qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l'autorizzazione sia rilasciata in base ad una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza e preveda, in particolare, un'adeguata pubblicità dell'avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento. Pertanto, la rideterminazione della durata di una concessione demaniale marittima già in corso, in assenza di una procedura di selezione trasparente e non discriminatoria, contrasta con i principi comunitari e di diritto interno di libera concorrenza e par condicio, concretizzando di fatto una proroga della concessione demaniale non prevista dalla normativa. L'articolo 1, comma 253, della legge n. 296/2006, che consente la concessione di durata fino a venti anni "in ragione dell'entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare", si riferisce esclusivamente al rilascio di nuove concessioni, e non può essere applicato per estendere la durata di concessioni già in essere, in quanto ciò determinerebbe una violazione dei principi comunitari di libera concorrenza e non discriminazione.