Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38447 del 17 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:38447PEN

Massima

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La diffamazione commessa mediante l'utilizzo di espressioni offensive della reputazione altrui, anche se riferite in modo indiretto o generico, integra il reato di cui all'art. 595 c.p., a prescindere dall'esatta identificazione del soggetto passivo, essendo sufficiente che le parole usate siano idonee a ledere la reputazione di una persona determinata o determinabile. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle risultanze probatorie, senza che possa essere sindacata in sede di legittimità una diversa interpretazione delle stesse, purché la motivazione sia logica e coerente. L'esclusione di una prova richiesta dall'imputato è censurabile in cassazione solo se il ricorrente ne indica specificamente il contenuto e la rilevanza ai fini della decisione, senza che sia sufficiente un generico riferimento al suo carattere decisivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - rel. Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta M. - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/09/2018 del TRIBUNALE di CATANIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere DE MARZO GIUSEPPE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore ORSI LUIGI;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 18/09/2018 il Tribunale di Catania ha confermato la decisi…

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