Il dipendente pubblico che, contraffacendo il foglio di presenza presso il luogo di lavoro, induce in errore l'amministrazione pubblica percependo indebitamente lo stipendio per giornate di assenza, commette il reato di truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione, non essendo configurabile la circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità in ragione dell'incidenza pregiudizievole della condotta delittuosa sull'organizzazione dell'ente, con conseguente dispendio di risorse del personale per disvelare la frode. In tali casi, il giudice di legittimità non può sostituirsi al giudice di merito nella rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata, essendo preclusa l'autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, dovendo limitarsi a verificare la congruità e la logicità della motivazione adottata dal giudice di merito.