Cassazione penale Sez. III sentenza n. 14239 del 11 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:14239PEN

Massima

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Il giudizio di revisione, anche nella fase rescindente, richiede che le nuove prove dedotte siano idonee, nella comparazione con quelle già raccolte nel giudizio di cognizione, a ribaltare il costrutto accusatorio, in modo da condurre ragionevolmente al proscioglimento del condannato. Pertanto, la declaratoria di inammissibilità della richiesta di revisione è legittima quando le nuove prove risultino manifestamente incapaci di inficiare l'accertamento dei fatti posto a fondamento della sentenza di condanna, in quanto provenienti da soggetti estranei al fatto per cui si procede oppure necessitanti di ulteriori chiarimenti e deduzioni. Inoltre, il giudizio di attendibilità dei collaboratori di giustizia già compiuto nel giudizio di cognizione non può essere oggetto di riesame in sede di revisione, a meno che non si contesti la reale esistenza del fatto storico nel quale è stato rinvenuto il riscontro esterno alle loro dichiarazioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. DI NICOLA Vito - Consigliere

Dott. GALTERIO Donatella - Consigliere

Dott. CERRONI Claudio - rel. Consigliere

Dott. GAI Emanuela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 24/07/2019 della Corte di Appello di Brescia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Claudio Cerroni;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Fodaroni M. Giuseppina, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 24 luglio 2019 la Corte di Appello di Brescia ha dichiarato l…

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