Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10390 del 11 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:10390PEN

Massima

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Il falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale nell'inserimento di dati in una banca dati informatica, anche se privo di concreti vantaggi per l'agente, integra il reato di cui all'art. 476 c.p. in quanto lede la funzione documentale e di sicurezza della banca dati, indipendentemente dalla finalità perseguita. Il giudice di appello, nel riformare una sentenza assolutoria di primo grado, ha l'obbligo di confutare specificamente le ragioni poste a sostegno della decisione di assoluzione, dimostrando l'insostenibilità sul piano logico e giuridico degli argomenti più rilevanti, attraverso una motivazione rafforzata che dia conto delle scelte operate e della maggiore considerazione accordata agli elementi di prova diversamente valutati. La scelta del sistema informatico più completo per l'acquisizione abusiva di informazioni sulla propria posizione personale, pur essendo più rischioso in termini di tracciabilità, è indice della consapevolezza dell'agente circa la natura illecita della condotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. POSITANO G. - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1613/2012 CORTE APPELLO di MESSINA, del 10/06/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 02/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO;

Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, dr Eduardo Vittorio Scardaccione, conclude chiedendo il rigetto del ricorso;

Per il ricorrente e' presente l'Avvocato (OMISSIS), il quale chiede l'accoglime…

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