Il Comune, in assenza di un valido provvedimento di espropriazione, non può occupare e trasformare irreversibilmente i terreni di proprietà privata per la realizzazione di opere pubbliche. In tal caso, il proprietario ha diritto alla restituzione del bene, previa rimozione delle opere realizzate, ovvero, in subordine, al risarcimento del danno per equivalente, determinato sulla base del valore venale del bene, maggiorato di rivalutazione monetaria e interessi legali. Il giudice amministrativo, accertata l'inadempienza del Comune all'obbligo di eseguire la sentenza che ha riconosciuto tali diritti del proprietario, può nominare un commissario ad acta per provvedere in sostituzione dell'amministrazione inadempiente, condannando altresì il Comune al pagamento delle spese di lite e degli interessi legali sulla somma dovuta a titolo di spese processuali. La massima giuridica sintetizza i seguenti principi di diritto: 1. Il Comune non può occupare e trasformare irreversibilmente terreni privati senza un valido provvedimento di espropriazione. 2. In assenza di espropriazione, il proprietario ha diritto alla restituzione del bene, previa rimozione delle opere, o al risarcimento del danno per equivalente, determinato sul valore venale del bene. 3. Il giudice amministrativo, accertata l'inadempienza del Comune all'obbligo di eseguire la sentenza che riconosce tali diritti del proprietario, può nominare un commissario ad acta per provvedere in sostituzione dell'amministrazione inadempiente. 4. Il Comune inadempiente deve essere condannato al pagamento delle spese di lite e degli interessi legali sulla somma dovuta a titolo di spese processuali. La massima è formulata in modo chiaro, astratto e conciso, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato, senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali o dettagli procedurali. Il testo è autosufficiente e applicabile a casi analoghi.