Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La partecipazione dell'imputato al processo penale, pur essendo un diritto fondamentale, non è assoluta e incondizionata, ma può essere legittimamente limitata laddove risulti accertata la corretta instaurazione del giudizio, con la regolare notifica dell'atto di citazione al domicilio eletto presso il difensore di fiducia, e sia stata garantita all'imputato la possibilità di partecipare al processo, anche attraverso la traduzione in udienza non appena il giudice abbia avuto notizia del suo stato detentivo. In tali casi, l'assenza dell'imputato, pur se dovuta a legittimo impedimento, non determina la nullità delle prove assunte in sua assenza, atteso che l'imputato ha avuto la possibilità di partecipare al processo e rendere la propria versione dei fatti, senza che la mancata comparizione possa essere considerata una rinuncia forzata alle facoltà processuali. Inoltre, la recidiva reiterata infraquinquennale, pur se ritenuta equivalente o subvalente nel giudizio di bilanciamento con le concorrenti circostanze attenuanti, incide sul calcolo del termine di prescrizione del reato, ai sensi dell'art. 157, comma 3, c.p., senza che il giudizio di cui all'art. 69 c.p. possa avere alcuna incidenza sulla determinazione della pena massima del reato.