Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: Le dichiarazioni spontanee rese dalla persona sottoposta ad indagini alla polizia giudiziaria, anche se non verbalizzate nelle forme di cui all'art. 357 c.p.p., commi 2 e 3, possono essere legittimamente utilizzate come indizi ai fini dell'autorizzazione all'intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche, non ricorrendo alcuna ipotesi di inutilizzabilità generale di cui all'art. 191 c.p.p. o di inutilizzabilità specifica. Tali dichiarazioni spontanee, infatti, rientrano nella disciplina di cui all'art. 350 c.p.p., comma 7, e possono essere utilizzate "erga alios" nella fase delle indagini preliminari, senza che ciò comporti violazione delle garanzie di legge. Inoltre, le intercettazioni telefoniche così autorizzate, unitamente ad altri elementi probatori, possono fondare i gravi indizi di colpevolezza necessari per l'applicazione di misure cautelari, anche quando l'esclusione di una circostanza aggravante comporti una rivalutazione delle esigenze cautelari, purché la motivazione in ordine all'adeguatezza della misura custodiale sia congruamente argomentata.