Il diniego di rinnovo dell'autorizzazione all'installazione di impianti pubblicitari, seguito dalla rimozione generalizzata e indiscriminata degli stessi da parte del Comune, in assenza del previo procedimento di diffida e di accertamento dell'abusività, integra un'illegittima compressione del diritto del privato al mantenimento degli impianti pubblicitari regolarmente autorizzati, comportando l'obbligo di risarcimento del danno emergente per la perdita degli investimenti sostenuti. Tuttavia, l'onere probatorio del danno incombe sul privato, il quale deve dimostrare in modo specifico e analitico i costi sostenuti per l'acquisto e l'installazione degli impianti rimossi, senza che possano essere riconosciuti il lucro cessante e il danno d'immagine in assenza di adeguata prova. Il Comune, dal canto suo, non può giustificare la rimozione degli impianti sulla base della mera mancanza della targhetta identificativa della proprietà, in quanto tale circostanza costituisce di per sé una violazione sanzionabile, ma non legittima l'intervento ablativo senza il previo esperimento della procedura di diffida e rimozione d'ufficio prevista dalla legge.