Il giudice applica l'aumento di pena previsto per la recidiva reiterata di cui all'art. 99, commi 3 e 4 c.p. solo quando ritenga, sulla base di adeguata motivazione, che il nuovo episodio delittuoso sia concretamente significativo sotto il profilo della più accentuata colpevolezza e della maggiore pericolosità sociale del reo. Qualora la recidiva reiterata concorra con una o più circostanze attenuanti, il giudice procede al giudizio di comparazione di cui all'art. 69 c.p. soltanto ove ritenga la suddetta recidiva qualificata effettivamente idonea ad influire, di per sé, sul trattamento sanzionatorio del fatto; in caso contrario, non vi sarà luogo ad alcun giudizio di bilanciamento, in quanto viene meno il "peso" della recidiva da porre sul piatto della bilancia contrapposto a quello delle circostanze attenuanti. La natura facoltativa della recidiva reiterata, e non obbligatoria, consente di evitare l'automatica elisione delle circostanze attenuanti, in ossequio ai principi di proporzionalità e finalità rieducativa della pena.