Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 38619 del 5 ottobre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:38619PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'agente, consapevole dell'innocenza della persona denunciata, formula una falsa accusa nei confronti di quest'ultima, inducendo l'autorità giudiziaria a procedere ingiustamente. Ciò anche qualora l'agente abbia precedentemente reso dichiarazioni come persona informata dei fatti, in assenza di indizi di reato a suo carico, poiché tali dichiarazioni possono costituire lo strumento per reiterare la calunnia. L'inutilizzabilità delle dichiarazioni rese da soggetto successivamente indiziato riguarda solo le affermazioni inerenti al fatto già oggetto di indagine, non estendendosi a quelle da cui deriva l'avvio di un procedimento per reato diverso. L'elemento soggettivo del reato di calunnia è integrato dalla consapevolezza dell'agente circa l'innocenza della persona denunciata e dalla volontà di indurre l'autorità giudiziaria a procedere ingiustamente nei suoi confronti, anche qualora l'agente abbia agito per sottrarsi alle conseguenze di un proprio illecito pregresso, come nel caso di falsificazione di firme su moduli bancari. Il giudice di merito, nel valutare la prova testimoniale, gode di ampia discrezionalità, la cui motivazione è sindacabile in sede di legittimità solo in presenza di vizi logici o giuridici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTO PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesc - rel. Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

FO. Ga. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Venezia, emessa in data 23.1.2007;

letto il ricorso e il provvedimento impugnato;

udita in pubblica udienza la relazione del Cons. Dr. F. Ippolito;

udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale, GALATI Giovanni, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Osserva:

FATTO E DIRITTO

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