Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9256 del 3 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:9256PEN

Massima

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Il dipendente pubblico che accede abusivamente al sistema informatico dell'amministrazione, al di fuori dei limiti e delle finalità consentite, commette il reato di accesso abusivo a sistema informatico, anche qualora tale accesso sia motivato dalla necessità di effettuare controlli incrociati, ove risulti che l'accesso non sia stato effettuato per tale finalità, ma per scopi personali o comunque estranei ai compiti d'ufficio. In particolare, integra tale reato l'accesso al sistema informatico effettuato dal dipendente per consultare i dati di soggetti che, in quel periodo, erano stati vittime di reati commessi dal coniuge del dipendente, in assenza di una comprovata necessità di effettuare controlli incrociati su tali soggetti. Il dolo del reato di accesso abusivo a sistema informatico è integrato dalla coscienza e volontà dell'agente di introdursi nel sistema informatico senza autorizzazione e senza il consenso dell'avente diritto, a prescindere dalla finalità perseguita, essendo sufficiente la consapevolezza dell'illiceità della condotta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo Mari - Presidente

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 17/04/2013 della Corte di appello di Roma;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Paolo Oldi;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale DE AUGUSTINIS Umberto che ha concluso chiedendo declaratoria di inammissibilita' del ricorso;

udito per l'imputato l'avv. (OMISSIS), sostituto processuale dell'avv…

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