Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19441 del 9 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:19441PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che dispone di denaro pubblico di cui abbia la disponibilità per ragione del suo ufficio, erogandolo a favore di un terzo in assenza di un previo e specifico accordo fraudolento con quest'ultimo, commette il reato di peculato solo qualora tale condotta sia connotata da dolo, non potendosi ritenere integrato il reato in presenza di una mera negligenza o disinteresse nell'esercizio della funzione pubblica, ancorché grave. Pertanto, la semplice liquidazione di somme in misura superiore a quella dovuta, in assenza di prova di un previo accordo illecito tra il pubblico agente e il beneficiario, non è sufficiente a integrare il delitto di peculato, dovendosi invece valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato alla luce di tutte le circostanze del caso concreto, senza poter desumere automaticamente il dolo dalla mera condotta negligente o imprudente del pubblico ufficiale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAPOZZI Angelo - Presidente

Dott. GALLUCCI Enrico - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - rel. Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabina - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/02/2022 della Corte di appello di Cagliari;
letti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Martino Rosati;
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Piccirillo Raffaele, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore della parte civile "Unione dei Comuni del (OMISSIS)", avv. (OMISSIS), che ha depositat…

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