La misura dell'incandidabilità prevista dall'art. 143, comma 11, del d.lgs. n. 267/2000, come modificato dal d.l. n. 113/2018, convertito in l. n. 132/2018, non ha natura sanzionatoria, ma costituisce una misura interdittiva di carattere preventivo, volta a evitare il ricrearsi di situazioni di infiltrazione della criminalità organizzata negli enti locali e a salvaguardare la trasparenza, il buon andamento e la credibilità delle amministrazioni comunali presso i cittadini. Tale misura, pur incidendo sul diritto fondamentale all'elettorato passivo, è applicabile anche retroattivamente, purché le condotte degli amministratori responsabili siano causalmente collegate allo scioglimento del consiglio comunale, indipendentemente dal momento in cui si siano verificate, essendo sufficiente che gli amministratori, per colpa, non abbiano adottato le misure idonee a bonificare l'ambiente dalle infiltrazioni mafiose. Il procedimento per la dichiarazione di incandidabilità è autonomo rispetto a quello penale e non richiede la commissione di un illecito penale, essendo sufficiente l'accertamento di una situazione di cattiva gestione della cosa pubblica, aperta alle ingerenze esterne e asservita alle pressioni inquinanti delle associazioni criminali operanti sul territorio.