Il falso ideologico commesso dall'avvocato nell'autenticare la firma di un cliente in sua assenza, apposta su un atto stragiudiziale di transazione e quietanza, integra il reato di cui all'art. 481 c.p. anche se l'avvocato era munito di procura speciale per transigere e firmare quietanze per conto del cliente, in quanto l'ulteriore firma del cliente sarebbe stata comunque necessaria e non può essere considerata mero "post factum" non punibile. Inoltre, l'elemento soggettivo del reato sussiste anche qualora l'avvocato abbia agito nella convinzione erronea che la firma fosse stata apposta dal cliente, in quanto tale convinzione non esclude la volontarietà della condotta di autenticazione in assenza del cliente. La particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis c.p. deve essere valutata dal giudice, tenendo conto anche dell'esito parzialmente favorevole del giudizio di appello per l'imputato, ai fini della determinazione equitativa delle spese di costituzione e rappresentanza della parte civile poste a carico dell'imputato.