Cassazione penale Sez. II sentenza n. 12115 del 23 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:12115PEN

Massima

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Il possesso di documenti di identità falsi, anche se rinvenuti casualmente, integra il reato di ricettazione, in quanto il soggetto che ne viene trovato in possesso è tenuto a dimostrare la propria estraneità rispetto alla falsificazione e all'utilizzo illecito dei documenti, non essendo sufficiente la mera allegazione di una circostanza fortuita. Il giudice, nel valutare la credibilità delle giustificazioni addotte dall'imputato, deve tenere conto di tutti gli elementi di fatto emersi nel processo, come la presenza di fotografie di persone conosciute dall'imputato sui documenti falsi, che possono far ritenere inverosimile la versione fornita. Pertanto, il possesso di documenti di identità falsi, in assenza di una convincente spiegazione circa la loro provenienza e la mancata denuncia alle autorità, integra il reato di ricettazione, essendo onere dell'imputato dimostrare la propria estraneità rispetto alla condotta illecita, la quale non può essere esclusa sulla base di una mera allegazione di casualità del rinvenimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GENTILE Mario - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. MACCHIA Alber - rel. Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3883/2009 CORTE APPELLO di MILANO, del 30/10/2002;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 06/03/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MACCHIA ALBERTO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALASSO Aurelio, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

OSSERVA

Con sentenza del 30 ottobre 2012, la Corte di appello di Milano, in riforma del…

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