Il reato di fabbricazione e detenzione illegale di materiale esplosivo, previsto dalla L. 14 ottobre 1974, n. 497, artt. 9 e 10, si perfeziona con la mera condotta di produzione e possesso di ordigni esplosivi e fuochi d'artificio privi di classificazione e omologazione, nonché con l'allestimento di un laboratorio adibito alla loro fabbricazione e confezionamento, a prescindere dall'effettivo utilizzo o dalla concreta pericolosità degli stessi. La gravità di tali condotte, accertata in modo ineccepibile sulla base dell'istruttoria dibattimentale, giustifica l'applicazione di una pena detentiva minima, eventualmente aumentata in ragione della continuazione, e l'integrale riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, senza che il giudice di appello sia tenuto a motivare specificamente sul mancato proscioglimento per una delle cause previste dall'art. 129 c.p.p. o sull'insussistenza di circostanze aggravanti, in quanto tali valutazioni sono precluse dall'effetto devolutivo proprio dell'impugnazione a seguito della rinuncia ai motivi di appello. Inoltre, la misura della pena concordata in sede di "patteggiamento in appello" ex art. 599-bis c.p.p. non è suscettibile di modifica unilaterale da parte del ricorrente, salva l'ipotesi di illegalità della pena stessa, non ricorrente nel caso di specie. Infine, la richiesta di sospensione condizionale della pena, non proposta nell'atto di appello, non può essere esaminata dal giudice di legittimità, in quanto costituisce un "punto" della decisione non devoluto con l'impugnazione.