Cassazione penale Sez. V sentenza n. 14067 del 25 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:14067PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La comunicazione di espressioni ritenute offensive, effettuata in via riservata e diretta ad una sola persona, non integra il delitto di diffamazione, in assenza della prova della volontà dell'agente di diffondere il contenuto diffamatorio attraverso il destinatario. Inoltre, l'utilizzo di un linguaggio volgare o aggressivo non determina automaticamente la lesione del bene giuridico tutelato dal reato di ingiuria, dovendo valutarsi il significato delle parole in relazione al contesto comunicativo, alle personalità dei soggetti coinvolti e alla coscienza sociale, che oggi accetta e tollera un modo di esprimersi meno corretto rispetto al passato. Pertanto, l'espressione ritenuta offensiva deve essere valutata nel suo contesto specifico per accertare se abbia effettivamente la capacità di ledere l'onore e il decoro della persona offesa, non essendo sufficiente il solo carattere volgare o aggressivo della frase utilizzata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 123/2007 GIUDICE DI PACE di MAGLIE, del 29/01/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/02/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FERDINANDO LIGNOLA;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dott.ssa Elisabetta Cesqui, ha concluso chiedendo l'annullamento senza rinvio per il delitto di cui all'articolo 595, con restituzione al giudice di pace per la ridetermi…

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