Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio della propria giurisdizione, afferma che l'ordine di demolizione di opere edilizie abusive è un provvedimento vincolato per l'Amministrazione, che non richiede una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. La realizzazione di opere, anche in muratura o con utilizzo di cemento armato, senza il rilascio di alcun titolo edilizio o di altra natura, in zona parzialmente sottoposta a vincolo e ricadente in aree a rischio idrogeologico, comporta l'obbligo per il Comune di ordinare senza indugio la riduzione in pristino dello stato dei luoghi, a prescindere dalla possibile sanabilità di singole opere o dalla compatibilità dell'attività svolta con la destinazione urbanistica dell'area. L'intervento abusivo deve essere valutato nella sua unitarietà, essendo irrilevante che singole opere non necessitino, in astratto, di permesso di costruire, poiché la circostanza che esse si inseriscano nell'ambito di un più complesso intervento abusivo impone comunque l'integrale ripristino dello stato dei luoghi. L'onere della prova circa l'epoca di realizzazione dell'abuso incombe sul privato, non sull'Amministrazione, e l'assenza di tale prova non consente di ritenere che le opere siano state realizzate in un momento in cui non risultasse necessario il conseguimento di apposito titolo edilizio. Infine, la previsione di cui all'art. 31, comma 2, del D.P.R. n. 380/2011 in ordine all'indicazione dell'area da acquisire si riferisce al provvedimento di acquisizione di cui al comma successivo, sicché tale questione non rileva in sede di adozione dell'ordine di demolizione o di accertamento dell'inottemperanza.