Il Tribunale Amministrativo Regionale, nel pronunciarsi sull'annullamento del provvedimento di diniego del permesso di costruire per la realizzazione di una struttura di interesse comune in zona F6 del PRG, afferma che la compatibilità urbanistica di un'opera va verificata sia con riferimento alla sua consistenza materiale, sia riguardo all'effettiva destinazione impressa. Pertanto, l'amministrazione non può negare il rilascio del titolo edilizio in assenza di chiari e inequivocabili indici che dimostrino già in sede di progetto la finalizzazione dell'opera a un uso non consentito dalle disposizioni di piano. Ove la consistenza fisica dell'intervento non si riveli incompatibile con la destinazione d'uso prevista dallo strumento di pianificazione, il principio di tassatività delle limitazioni imposte al diritto di proprietà non consente di denegare il rilascio del permesso di costruire. Inoltre, l'amministrazione, nel valutare la compatibilità urbanistica di un progetto, non può basarsi su mere ipotesi di un futuro cambio di destinazione d'uso, essendo tenuta a verificare la conformità dell'opera alle previsioni del piano regolatore sulla base delle caratteristiche progettuali e della destinazione d'uso dichiarata. In caso di dubbi sulla reale destinazione d'uso, l'amministrazione ha a disposizione il proprio apparato sanzionatorio per intervenire successivamente, qualora si concretizzi un illecito urbanistico, senza poter negare ex ante il titolo edilizio.