Cassazione penale Sez. I sentenza n. 25051 del 22 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:25051PEN

Massima

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Il delitto di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso richiede la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza circa la condotta dell'agente, caratterizzata da minacce o violenza, idonea a costringere la vittima a fare od omettere qualcosa al fine di procurare un ingiusto profitto. La mera richiesta di lavoro, anche se fatta con atteggiamento provocatorio, non integra di per sé gli estremi della tentata estorsione, in assenza di elementi che dimostrino l'utilizzo di metodi intimidatori tipici dell'associazione mafiosa. L'aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152/1991 richiede un nesso diretto tra la condotta estorsiva e l'agevolazione dell'attività dell'associazione criminosa, non essendo sufficiente il mero rinvenimento di un documento che attesti l'interesse della stessa ai lavori pubblici oggetto delle richieste. Pertanto, in assenza di gravi indizi di colpevolezza circa la sussistenza dei reati contestati e dell'aggravante mafiosa, non può essere disposta la misura cautelare della custodia in carcere.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 989/2011 TRIB. LIBERTA' di PALERMO, del 29/07/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

sentite le conclusioni del PG Dott. Iacoviello F.M. che ha chiesto l'annullamento con rinvio del provvedimento impugnato;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FAT…

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