La preesistenza di opere edilizie alla data di entrata in vigore della normativa che ha introdotto l'obbligo del titolo abilitativo per la loro realizzazione, costituisce un principio di prova idoneo a superare la presunzione di abusività, gravando sull'amministrazione l'onere di fornire la prova contraria. Ove tale prova non sia offerta, le opere devono ritenersi legittimamente esistenti, con conseguente inapplicabilità del regime sanzionatorio della demolizione. Tuttavia, le opere prive di legame funzionale e fisico con l'edificio principale, dotate di autonomo valore di mercato e destinazione d'uso diversa, non possono essere qualificate come pertinenziali e sono pertanto soggette al regime sanzionatorio della demolizione, salvo che per quelle di modestissime dimensioni, per le quali trova applicazione la sanzione pecuniaria. Il decorso di un breve lasso di tempo tra la realizzazione delle opere abusive e il loro accertamento da parte dell'amministrazione non integra una situazione di legittimo affidamento tale da imporre una congrua motivazione dell'ordine di demolizione, essendo necessario un periodo temporale particolarmente consistente, ad esempio di più di quaranta anni.