Cassazione penale Sez. I sentenza n. 13446 del 21 marzo 2013

ECLI:IT:CASS:2013:13446PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione personali si fonda su elementi concreti e attuali, desumibili anche da precedenti procedimenti penali, anche se conclusi con sentenza di assoluzione, purché tali elementi siano sottoposti a puntuale disamina critica e non presentino i caratteri di gravità, precisione e concordanza richiesti per il giudizio di responsabilità penale. Il giudizio di prevenzione è autonomo e distinto dal procedimento penale, con finalità e struttura proprie, e non è necessariamente condizionato dall'esito di quest'ultimo. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi sintomatici di pericolosità sociale, che deve essere adeguatamente motivata, senza che il sindacato di legittimità possa estendersi alla revisione del giudizio di fatto. La durata e le modalità della misura di prevenzione applicata devono essere proporzionate alla concreta e attuale pericolosità sociale del soggetto, come risultante dalla motivazione del provvedimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. BONITO Francesco - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

Dott. BONI Monica - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso il decreto n. 38/2011 CORTE APPELLO di BRESCIA, del 28/05/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MONICA BONI;

lette le conclusioni del PG Dott. Izzo Gioacchino il quale ha chiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con decreto emesso il 28 maggio 2012 la Corte di Appello di Brescia accoglieva solo parzialmente l'appello proposto da (OMISSIS) avverso il provvedimento del 28 febbraio 2012, col quale il…

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