Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il ricorso per cassazione proposto personalmente dall'imputato, senza l'assistenza di un difensore iscritto nell'apposito albo speciale della Corte di Cassazione e munito di specifico mandato difensivo, è inammissibile ai sensi dell'art. 613, comma 1, c.p.p., come novellato dalla L. n. 103/2017, in vigore dal 3 agosto 2017. Tale inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, commisurata al coefficiente di colpa sotteso all'evidenziato difetto di ius postulandi dell'imputato. La declaratoria di inammissibilità del ricorso deve avvenire senza formalità (de plano) in base al disposto dell'art. 605, comma 5-bis, c.p.p., come introdotto dalla citata L. n. 103/2017. Né sussistono le condizioni legittimanti la proposizione del ricorso per cassazione previste dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p., con riferimento alle dedotte generiche censure attinenti alla responsabilità e al trattamento punitivo determinato dallo stesso ricorrente all'esito dell'accordo raggiunto con il pubblico ministero.