Cassazione penale Sez. II sentenza n. 22349 del 11 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:22349PEN

Massima

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Il delitto di rapina può configurarsi anche quando l'agente non miri a un profitto di natura patrimoniale, essendo sufficiente che egli si riprometta di trarre qualsiasi utilità, anche solo morale o di mero godimento, dall'impossessarsi con violenza o minaccia della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Pertanto, il reato di tentata rapina può ritenersi integrato anche nel caso in cui l'azione criminosa sia finalizzata unicamente a umiliare la vittima, come nel caso di un tentativo di sottrazione dell'arma di ordinanza a una guardia giurata. L'elemento psicologico del delitto di rapina non richiede necessariamente uno scopo di profitto economico, essendo sufficiente qualsiasi forma di vantaggio o soddisfazione che l'agente intenda conseguire mediante l'impossessamento violento della cosa altrui.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. PAGANO Filiberto - Consigliere

Dott. NUZZO Laurenza - Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - rel. Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BU. NI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 3332/2006 CORTE APPELLO di MILANO, del 03/10/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/05/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO PRESTIPINO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso.

OSSERVA

Ha proposto ricorso per Cassazione…

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