Il provvedimento di sequestro preventivo di beni disposto nel corso di un procedimento di prevenzione patrimoniale nei confronti di soggetti indiziati di appartenenza ad associazione di tipo mafioso non è autonomamente impugnabile, ma può essere contestato solo mediante opposizione innanzi allo stesso giudice che lo ha emesso, nelle forme dell'incidente di esecuzione. Tale rimedio è l'unico ammesso dalla legge, in quanto il provvedimento di sequestro, essendo strumentale ai fini della decisione sulla confisca, non è compreso tra quelli per i quali è prevista l'autonoma e immediata impugnazione. La giurisprudenza formatasi sotto il vigore della previgente normativa in tema di sequestro di beni nella disponibilità di indiziati di appartenenza ad associazioni di tipo mafioso (Legge n. 575 del 1965, art. 2-ter, comma 3) è applicabile anche al nuovo codice antimafia (D.Lgs. n. 159 del 2011), dal momento che l'art. 27 di quest'ultimo riproduce sostanzialmente il contenuto del "vecchio" art. 3-ter della Legge n. 575 del 1965. Pertanto, le eventuali censure avverso il provvedimento di sequestro preventivo possono essere proposte solo successivamente, in sede di opposizione alla decisione sulla confisca.