Cassazione penale Sez. II sentenza n. 10547 del 10 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:10547PEN

Massima

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Il tentativo di reato si configura quando gli atti compiuti dall'agente, valutati obiettivamente e indipendentemente dalle sue intenzioni soggettive, risultano idonei e univoci al compimento del delitto, anche se non si realizza l'evento per cause indipendenti dalla sua volontà. Ai fini della valutazione della sussistenza del tentativo, il giudice non può basarsi esclusivamente sulle dichiarazioni dell'imputato in merito alle sue finalità, ma deve accertare l'idoneità e l'univocità della condotta sulla base di elementi oggettivi. Inoltre, il pericolo concreto di reiterazione del reato, desumibile dalle modalità particolarmente gravi del fatto e da una prognosi negativa sulla personalità dell'agente, può giustificare l'applicazione di una misura cautelare più afflittiva, quale gli arresti domiciliari, al fine di impedire il compimento di ulteriori condotte delittuose della stessa specie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. DE CRESCENZIO Ugo - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

avv. Pasquino Giuseppe del Foro di Vibo Valentia, nell'interesse di DU. Ud. , nata a (OMESSO);

avverso l'ordinanza del Tribunale per il riesame di Catanzaro, in data 9/10/2008;

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. Domenico Gallo;

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, Dr. Giovanni D'Angelo, il quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

osserva:

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