Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9860 del 6 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:9860PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (stalking) si configura quando la condotta dell'imputato, attraverso reiterate minacce o molestie, cagiona un grave e perdurante stato di ansia o di paura nella vittima, determinando un mutamento delle sue abitudini di vita. La prova di tali elementi oggettivi e soggettivi può essere desunta dalle dichiarazioni della persona offesa e dei testimoni, nonché dalla valutazione complessiva delle risultanze probatorie, anche laddove non sia possibile attribuire con certezza all'imputato alcuni degli atti persecutori, come l'invio di missive anonime, qualora essi risultino comunque riconducibili al contesto delle condotte molestuose poste in essere. L'impossibilità di decidere allo stato degli atti non giustifica la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale in appello ai sensi dell'art. 603 c.p.p., se le lacune o le illogicità motivazionali non risultano tali da inficiare in modo decisivo l'accertamento della responsabilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 23/04/2018 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dai Consigliere Dr. ROSA PEZZULLO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. LORI PERLA che ha concluso chiedendo l'inammissibilita';
udito il difensore:
L'avv. (OMISSIS) chiede la conferma della sentenza impugnata e deposita conclusioni scritte e nota spese delle quali chied…

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