Il ritardo dell'amministrazione pubblica nell'adozione di un provvedimento amministrativo, pur costituendo di per sé una violazione dell'obbligo di concludere il procedimento entro il termine di legge, non determina automaticamente il diritto al risarcimento del danno da parte del privato. Ai fini del riconoscimento della responsabilità risarcitoria della pubblica amministrazione per il ritardo, è necessario che il privato danneggiato dimostri: 1) l'esistenza di un danno effettivo e concreto, non meramente ipotetico o presunto, derivante dal ritardo, come ad esempio l'immobilizzazione di risorse finanziarie o la perdita di opportunità economiche. L'onere della prova del danno effettivamente subito incombe sul privato. 2) L'elemento soggettivo della colpa o del dolo dell'amministrazione, non essendo sufficiente la mera violazione del termine di conclusione del procedimento. La colpa dell'amministrazione deve essere valutata alla luce dei principi di buona amministrazione, correttezza e diligenza, tenendo conto della complessità della fattispecie e di eventuali fattori esterni non imputabili all'amministrazione. 3) Il nesso di causalità tra il ritardo dell'amministrazione e il danno lamentato dal privato, escludendo il risarcimento per i danni che il privato avrebbe potuto evitare con l'ordinaria diligenza. Rileva anche il comportamento del privato nel corso del procedimento e l'eventuale concorso di responsabilità di altre amministrazioni coinvolte. In assenza della prova di tali elementi, il ritardo dell'amministrazione, pur costituendo una violazione dell'obbligo di concludere il procedimento entro il termine di legge, non determina il diritto al risarcimento del danno in capo al privato.