Il reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati contro il patrimonio è configurabile quando, sulla base di un complessivo e unitario apprezzamento di tutti gli elementi probatori acquisiti, emerga l'esistenza di un vincolo associativo stabile tra più soggetti, caratterizzato da un programma criminoso comune e dalla predisposizione di mezzi e risorse idonei alla realizzazione di una pluralità indeterminata di delitti, anche se non tutti i reati fine siano stati concretamente commessi. Il ruolo di promotore e organizzatore dell'associazione può essere attribuito a colui che abbia svolto una funzione direttiva e di coordinamento dell'attività criminosa, determinando le linee strategiche e operative del sodalizio. Le dichiarazioni spontanee rese dall'indagato alla polizia giudiziaria sono pienamente utilizzabili nel giudizio abbreviato, non trovando applicazione i limiti di inutilizzabilità previsti per il dibattimento. I risultati delle intercettazioni telefoniche disposte per un reato rientrante tra quelli indicati nell'art. 266 c.p.p. sono utilizzabili anche relativamente ad altri reati per i quali si procede nel medesimo procedimento, pur se per essi le intercettazioni non sarebbero state consentite, purché vi sia un nesso di connessione tra i diversi reati emersi dalle attività di captazione. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione sulla motivazione della sentenza impugnata è limitato alla verifica della logicità, coerenza e sufficienza della stessa, senza poter procedere ad una nuova valutazione degli elementi di fatto, salvo l'ipotesi di travisamento della prova.