Cassazione penale Sez. II sentenza n. 18397 del 15 maggio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:18397PEN

Massima

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Il divieto di reformatio in peius impone al giudice di appello, in assenza di impugnazione del pubblico ministero, di non aggravare la posizione dell'imputato rispetto alla sentenza di primo grado, non solo con riferimento alla pena complessivamente inflitta, ma anche in relazione a tutti gli elementi che concorrono alla sua determinazione, come l'incremento per il reato continuato. Pertanto, il giudice di appello che escluda una circostanza aggravante ovvero accolga il gravame in relazione a reati concorrenti, deve necessariamente ridurre non solo la pena complessivamente inflitta, ma anche tutti gli elementi che rilevano nel calcolo di essa, senza poter aumentare alcuno di tali elementi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

Dott. D'ARRIGO Cosimo - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Napoli, sezione 5 penale, in data 24.9.2010.

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Piercamiflo Davigo.

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dott. ((omissis)), il quale ha concluso chiedendo che la sentenza impugnata sia annullata con rinvio limitatamente alla misura della pena.

Udito il difensore …

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