Cassazione penale Sez. V sentenza n. 3591 del 26 gennaio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:3591PEN

Massima

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La partecipazione all'associazione mafiosa richiede una presenza attiva e organica nell'ambito del sodalizio criminoso, non limitata al mero favoreggiamento o alla saltuaria collaborazione, ma consistente in un concreto e causale contributo all'esistenza e al rafforzamento dello stesso. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato di partecipazione ad associazione mafiosa, non è sufficiente la mera prova del coinvolgimento dell'indagato in reati-fine, quali l'usura o l'estorsione, commessi con metodo mafioso, ma è necessario dimostrare il suo stabile inserimento nella struttura organizzativa dell'associazione e il suo ruolo dinamico e funzionale nell'ambito della medesima. Inoltre, l'aggravante della finalità di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa, di cui all'art. 7 della l. n. 203 del 1991, non può essere desunta automaticamente dalla sola commissione di reati-fine con modalità mafiose, ma richiede un'autonoma e specifica motivazione in ordine al nesso teleologico tra la condotta dell'agente e il perseguimento degli scopi dell'associazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAVANI Piero - Presidente

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 176/2014 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 22/04/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

- Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dott. Oscar Cedrangolo, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

- Udito, per il ricorrente, l'avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza d…

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