Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso i provvedimenti del Comune di Napoli relativi a opere edilizie abusive e richieste di condono, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. L'amministrazione comunale è tenuta a valutare con particolare attenzione le domande di condono edilizio, verificando attentamente la conformità delle opere realizzate rispetto a quanto dichiarato nell'istanza, anche in relazione a eventuali modifiche intervenute successivamente. Il diniego di condono può essere legittimamente disposto qualora emerga una difformità tra quanto realizzato e quanto originariamente richiesto in sanatoria, in quanto tale difformità rende l'opera non sanabile. 2. Tuttavia, ove le modifiche apportate non comportino un aumento di superficie o volume rispetto a quanto dichiarato nell'istanza di condono, e non determinino un maggior impatto urbanistico-ambientale, l'amministrazione non può negare la sanatoria sulla base della sola diversa configurazione planimetrica o disposizione degli elementi costruttivi, senza adeguata motivazione che dimostri la non conformità dell'opera alla normativa vigente. 3. In tali casi, il provvedimento di diniego di condono deve essere adeguatamente motivato, non essendo sufficiente il mero richiamo alla normativa di riferimento, senza valutare il tipo di sacrificio imposto al soggetto privato e la possibilità di conciliarlo con l'interesse pubblico. 4. Inoltre, l'amministrazione comunale, ove sia pendente una domanda di condono edilizio, è tenuta a sospendere i procedimenti sanzionatori fino alla definizione della richiesta di sanatoria, anche quando gli immobili ricadono in zona vincolata, essendo comunque tenuta ad esprimersi, se del caso anche in senso negativo, circa la sussistenza dei presupposti di sanabilità dell'intervento.