Il diritto di cronaca e di critica giornalistica, costituzionalmente garantito dall'art. 21 Cost., consente la divulgazione di notizie lesive della reputazione altrui, purché siano rispettati i requisiti della verità oggettiva (o putativa) dei fatti, dell'interesse pubblico all'informazione e della continenza espositiva. Tali requisiti devono essere valutati in modo unitario, tenendo conto dell'insieme delle circostanze riferite e della distinzione tra la mera esposizione dei fatti e le opinioni e valutazioni personali del giornalista, fondate sulla veritiera ricostruzione degli eventi. Il giudice, nel bilanciare l'interesse individuale alla reputazione e quello collettivo alla libera manifestazione del pensiero, non può prescindere dalla valutazione complessiva dell'articolo, senza parcellizzare il contenuto e senza considerare la legittimità delle interpretazioni e delle ricostruzioni giornalistiche, purché ancorate a fatti veri e pertinenti. Pertanto, l'esclusione della scriminante del diritto di cronaca e di critica richiede una motivazione puntuale e non contraddittoria, che tenga conto della distinzione tra fatti e opinioni e del legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero, anche quando questo si traduca in valutazioni soggettive e non necessariamente obiettive.