Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità pianificatoria, può modificare la destinazione d'uso di un'area industriale al fine di consolidare la vocazione agricola del territorio e promuovere lo sviluppo di un polo agroalimentare, senza che ciò comporti l'istituzione di un distretto industriale alimentare o di un distretto del cibo ai sensi della normativa vigente. Tale scelta rientra nella responsabilità del pianificatore comunale, il quale può orientare lo sviluppo economico del territorio verso determinate produzioni, escludendo le altre, purché nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità, consentendo la prosecuzione delle attività esistenti e ammettendo ampliamenti e cambi di destinazione d'uso limitatamente allo stesso settore merceologico-produttivo o affine. Le imprese non possono vantare un affidamento tutelabile in ordine al mantenimento di tutte le possibilità di uso consentite dalla disciplina pregressa, essendo la pianificazione urbanistica espressione di una discrezionalità ampia e non condizionata dalla precedente destinazione d'uso. La motivazione delle scelte urbanistiche è sufficientemente espressa in via generale e desumibile dalla coerenza complessiva delle decisioni adottate dall'Amministrazione, senza necessità di una motivazione rafforzata, salvo in casi specifici non ricorrenti nella fattispecie.