Cassazione penale Sez. II sentenza n. 18421 del 5 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:18421PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione sussiste quando l'agente, pur non conseguendo il profitto ingiusto, abbia posto in essere condotte minacciose idonee a coartare la volontà della persona offesa, anche al fine di tutelare un mero interesse di fatto, non corrispondente ad alcuna situazione giuridica tutelabile. Il pericolo di reiterazione del reato, valutato in relazione alla gravità dei fatti e al contesto mafioso in cui sono maturati, legittima l'applicazione di una misura cautelare, anche quando le esigenze cautelari si siano successivamente attenuate, come dimostrato dalla sostituzione della misura custodiale con quella non custodiale. Il sindacato di legittimità della Corte di Cassazione sui provvedimenti del giudice del riesame è limitato alla verifica della congruità e logicità della motivazione, senza poter riesaminare gli elementi fattuali e valutativi di competenza del giudice di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GENTILE Mario - Presidente

Dott. CASUCCI Giuliano - Consigliere

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. CAMMINO Matilde - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la ordinanza 19/11/2013 del Tribunale per il riesame di Catanzaro;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere Domenico Gallo;

udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, dott. RIELLO Luigi che ha concluso chiedendo il rigetto;

udito per l'imputato, l'avv. (OMISSIS) che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.

RITE…

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