Cassazione civile Sez. VI sentenza n. 22421 del 1 ottobre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22421CIV

Massima

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Il giudice di legittimità, nell'esercizio del sindacato sulla motivazione della sentenza impugnata, non può riesaminare il merito della controversia e sostituire la propria valutazione delle prove a quella effettuata dai giudici di merito, salvo che non ravvisi vizi logici o giuridici nella motivazione. Il giudice di legittimità deve limitarsi a verificare la coerenza e la congruità della motivazione, senza poter sindacare le scelte discrezionali del giudice di merito in ordine all'ammissibilità, alla selezione e all'interpretazione delle prove, le quali rientrano nell'ambito del suo libero convincimento e sono censurabili solo per vizi della motivazione. Pertanto, il ricorso per cassazione che si risolva in una mera richiesta di rivisitazione dei fatti di causa, senza indicare specifici vizi della motivazione, è inammissibile. Il giudice di merito, infatti, non è tenuto a confutare analiticamente ogni singola argomentazione prospettata dalle parti, essendo sufficiente che indichi gli elementi sui quali fonda il proprio convincimento e l'iter logico seguito nella valutazione degli stessi, implicitamente disattendendo quelli incompatibili con la decisione adottata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 2

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GOLDONI Umberto - Presidente

Dott. PETITTI Stefano - rel. Consigliere

Dott. MANNA Felice - Consigliere

Dott. D'ASCOLA Pasquale - Consigliere

Dott. SAN GIORGIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) ((OMISSIS)) e (OMISSIS) ((OMISSIS)), rappresentati e difesi, giusta procura speciale a margine del ricorso, dall'Avvocato (OMISSIS) ed elettivamente domiciliati in (OMISSIS), presso lo studio dell'Avvocato (OMISSIS);

- ricorrente -

contro

(OMISSIS) e (OMISSIS);

- intimati -

avverso la sentenza n. 187 del 2011 della Corte d'appello di Catanzaro del 4 febbraio 2011, depositata il 21 febbraio 2011.

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