La presenza e il coinvolgimento di un soggetto in un contesto criminale organizzato, anche se non direttamente partecipe all'azione delittuosa, possono integrare gravi indizi di colpevolezza e giustificare l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, in ragione del concreto e attuale pericolo di recidiva, desumibile dai rapporti del soggetto con gli altri correi e dal suo inserimento in un contesto delinquenziale di tipo mafioso. Ciò anche in assenza di una partecipazione attiva del soggetto all'azione criminosa, essendo sufficiente la sua presenza consapevole e il suo ruolo di rafforzamento del proposito criminoso, desumibile dalle circostanze di fatto e dal contesto probatorio. La sussistenza delle esigenze cautelari e l'adeguatezza della misura non richiedono una specifica motivazione sulla concretezza e attualità del pericolo di recidiva, essendo sufficiente il richiamo ai rapporti del soggetto con l'ambiente criminale di riferimento, in applicazione della presunzione di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p.