La Giunta provinciale, nell'esercizio del potere tecnico-discrezionale di cui all'art. 14, comma 2, della L.P. n. 24/1991, può modificare il numero e l'estensione delle riserve di caccia di diritto, sentiti il Comitato faunistico provinciale e la competente Commissione permanente del Consiglio, sulla base di una valutazione complessiva degli interessi pubblici e privati coinvolti, tenendo conto di criteri quali la contiguità geografica dei territori, l'unitarietà e la continuità della gestione faunistica, il controllo del territorio e la razionale organizzazione delle attività venatorie, senza che il giudice amministrativo possa sindacare nel merito tali scelte, se non in termini di manifesta irrazionalità o irragionevolezza. Il giudice, nell'esercizio del proprio potere giurisdizionale, non è tenuto a confutare puntualmente ogni singolo motivo di ricorso, essendo sufficiente che la motivazione della decisione emerga, anche implicitamente, dagli argomenti che nella loro concatenazione logica costituiscono il fondamento della pronuncia.