Cassazione penale Sez. II sentenza n. 13559 del 24 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:13559PEN

Massima

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Il reato di appropriazione indebita è procedibile d'ufficio quando l'autore abbia commesso il fatto abusando della relazione di prestazione d'opera instaurata con la vittima, a prescindere dalla sussistenza di un vincolo di subordinazione o dipendenza. Tale aggravante si configura in tutti i casi in cui l'autore del reato abbia approfittato di una situazione di fiducia e minore attenzione della vittima, determinata dall'affidamento riposto nell'opera prestata dall'agente, per commettere il fatto a suo danno. La contestazione dell'aggravante non richiede l'esplicita indicazione della norma che la prevede, essendo sufficiente che gli elementi costitutivi siano descritti in modo preciso nell'imputazione, in modo da consentire all'imputato di avere chiara cognizione di ciò che gli viene contestato ai fini della sua difesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. TADDEI M. - Consigliere

Dott. IASILLO A. - rel. Consigliere

Dott. DIOTALLEVI Giovann - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Ancona;

avverso la sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno - sezione distaccata di ((omissis)) del Tronto - in data 27.11.2012, con la quale veniva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di (OMISSIS) (n. il (OMISSIS)) per estinzione del reato a seguito di remissione di querela.

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dr. ((omissis));

Udita la requisitoria del Sostituto …

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